Un mondo “disorganizzato”
La fine della politica estera dei Paesi dell’Occidente

Il presidente del Consiglio italiano ha detto di non avere nessuna fretta di sostituire il ministro degli Esteri Mogherini. Un Paese privo di politica estera, perché mai dovrebbe avere un ministro degli Esteri? La macchina diplomatica può benissimo funzionare da se. Non è un paradosso che l’ex ministro degli Esteri di un Paese privo di politica estera guidi la politica estera di un’Unione che pure non ha interesse ad averne una. E’ il perfetto paradigma della realtà europea. Forse che l’Europa può svolgere un qualche ruolo nella crisi di Gaza? No, lo svolge l’Egitto. Forse che in Iraq? Ci deve pensare l’America. In Libia? Fatto il danno, meglio che non ce ne occupiamo. In Nigeria, o in Somalia? Non si sa nemmeno cosa succede. La Francia ha una politica estera attinente alla difesa degli ultimi interessi nelle sue aree post coloniali, In Tchad Hollande ha mandato i paracadutisti, dopo di che quel che si è visto si è visto. Ci pensi l’Onu. Come ci pensi l’Onu ce lo dicono i poveri caschi blu filippini rimasti intrappolati nel Golan nemmeno fossero dei turisti sprovveduti. Se il mondo è sempre stato “messy”, come lo ha definito Obama venerdì scorso, ovvero disorganizzato, confuso, magari incomprensibile, a che serve una politica estera di qualche genere? Tanto vale attenersi al corso degli affari e rinunciare alle feluche. E qui non si capirebbe perché l’Unione europea, priva di una politica estera, tutta occupata di farsi i conti in tasca, prenda così di petto la questione ucraina. Perché mai, l’America che non sa che pesci prendere in Libia, in Egitto, a Gaza, in Siria e che è stata trascinata per i capelli in Iraq, è così sicura di dover difendere l’Ucraina?
Perché, i paesi dell’est Europa, che nemmeno hanno una politica estera, hanno almeno un istintivo impulso difensivo anti russo. Quello che Polonia, Lettonia, Estonia, Ungheria, Repubblica Ceca hanno subito dalla Russia nel secolo scorso è qualcosa che nemmeno la Germania nazista si sognava di poter eguagliare in efferatezza. Tutti questi paesi si riconoscono nel dramma ucraino ed esercitano la loro influenza, fortissima anche in America, nel pretendere questa linea oltranzista che ha portato alla frattura con Mosca e compromesso persino 5 miliardi di euro in commercio per l’intera eurozona, di questi tempi non uno scherzo. Eppure, se durante la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di venerdì scorso dedicata al Kosovo, i russi avessero detto: scusate, ma perché quello che avete fatto voi per gli albanesi della ex Jugoslavia, non possiamo farlo noi per soccorrere i russi di Donetsk bombardati dall'esercito di Kiev, nessuno a Vilnius, a Varsavia a Praga e ovviamente a Washington, avrebbe potuto rispondere. Per farlo sarebbe servito appunto una politica estera e non un risentimento anti russo. una politica estera che manca a tutto l’occidente. Obama convinto che sia colpa dei media se l’immagine del mondo sia così travagliata e di aver superato crisi più gravi, come la guerra fredda, della politica estera ritiene di non aver alcun bisogno. Putin, invece, quando dice che in sette ore se vuole si prende Kiev, dimostra come la Russia, una politica estera ce l’abbia ancora. Solo per questo faremo bene a elaborarne una anche noi occidentali, magari un po’ più in fretta dei tempi di reazione di Obama e della serafica indifferenza mostrata da Renzi.

Roma, 2 settembre 2014